Microsoft critica la scelta dell' Open Source da parte dei governi asiatici

Microsoft è ormai da tempo impegnato in Asia in una campagna contro l' Open Source, che nei paesi emergenti sta aiutando i singoli utenti, ma sopratutto le aziende e la pubblica amministrazione, nella difficoltosa (e costosa) opera di informatizzazione.
In paesi come l'India e la Cina, ci si rivolge naturalmente all'Open Source, per i bassi costi e per la facilità di acquisizione e propagazione dei programmi e dei sistemi operativi; una scelta che i governi appoggiano ed incoraggiano (è recente la notizia secondo cui diversi paesi asiatici stanno collaborando allo sviluppo una piattaforma Open Source standard alternativa a Windows) e che sta dando la possibilità a tutti i cittadini di accedere a quelle tecnologie che fino ad ora rappresentavano una chimera.
Un mercato enorme che Microsoft non vuole lasciarsi sfuggire, anche a costo di rilasciare dichiarazioni che, se prese sul serio, rischierebbero di arrestare il grande processo di informatizzazione in corso nell' area, iniziato proprio grazie all' Open Source.
Muovendosi in questa direzione, ed applicando alla lettera i dettami del management del colosso di Bill Gates, Chris Sharp, Director for Platform Strategy di Microsoft per l'area Asia-Pacifico, ha dichiarato che investire ingenti risorse nell' Open Source, equivale a "buttare via i soldi".
Secondo Sharp, l' Open Source uccide l'innovazione e danneggia l'economia, in quanto il mercato sarebbe in qualche modo drogato dalla presenza anomala dell'Open Source.
Le motivazioni che Sharp porta per giustificare le sue idee sono una perla di microeconomia: i venditori locali di software soffrirebbero di un mancato introito derivante dalla mancata vendita di software (logicamente di marca Microsoft) e quindi "non avrebbero i soldi necessari da investire in ricerca e sviluppo"
Secondo Sharp inoltre, "Le aziende che sviluppano software open source non fanno altro che regalare le loro proprietà intellettuali, rinunciando così ai benefici che da esse derivano".